Games and the City

Vita a Los Angeles, videogiochi e tante altre cose che non c'entrano niente

31 dicembre 2007

Una pacca sulla spalla al 2007

Per il secondo anno di fila mi ritrovo a dover chiamare la mia famiglia quando qui sono ancora le tre del pomeriggio e urlare "Tanti auguri! Buon anno!". Poi i miei mi chiederanno come sto festeggiando e io puntualmente risponderò qualcosa del tipo: "sto uscendo per fare gli ultimi acquisti" o "stiamo giocando a Super Mario Galaxy", lasciandoli di stucco. Chissà perchè, il fuso di nove ore tra Italia e California viene sempre dimenticato a Capodanno... Per quanto mi riguarda, il bilancio del 2007 è stato finalmente positivo, dopo anni di "mah, poteva andare meglio". Ci sono stati un matrimonio (il nostro!) con ben tre feste, un viaggio in Europa e tanti negli Stati Uniti, le visite dei miei amici a San Francisco, un cambio di lavoro e tante piccole soddisfazioni personali. Per il 2008, so già che ci saranno tanti viaggi: le Hawaii, il festival di Coachella, Los Angeles infinite volte, Philadelphia, di nuovo l'Europa e probabilmente anche il Giappone. Ci saranno tanti matrimoni, importanti cambiamenti lavorativi e forse la nascita del mio progetto che è stato concepito ormai quasi un anno fa, il 2 gennaio del 2007. Insomma, mi guardo questo film della mia vita in cui sono sia spettatrice che attrice e so già che ci saranno alcuni colpi di scena che mi daranno la spinta giusta per affrontare quegli altri giorni, quelli che sembrano un pò tutti uguali ma in realtà sono così pieni di piccole cose soddisfacenti e non ti accorgi della loro bellezza che in retrospettiva. Chiudo l'ultimo post dell'anno con la sfilata dei maialini: tutti i bambini dei miei amici nati nel 2007, sotto il segno zodiacale del maiale (o del cinghiale, a seconda della provincia cinese). In rigoroso ordine di apparizione:

William Pierce, figlio di Tiffany e John, 100% americano

Robbie, figlio di Ilaria e Ross, italo-britannico, ma residente in Francia

Yuji Enrico, figlio di Mariko e Alessandro, italo-giapponese

Mila, figlia di Francesca e Marco, assolutamente italiana e già filo-nintendista

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26 dicembre 2007

Natale Rock



Si vabbè, c'era il tacchino, la mia pastiera napoletana e un sacco di cibo. C'erano genitori, cugini e parentame vario. C'era la classica sangria ai cranberries di Sterling, che non manca mai a tutte le feste. C'erano regali per tutti e perfino panforte e pandoro. Tutto questo, però, un pò scompariva di fronte all'attrazione principale del nostro Natale: Rock Band. Quante volte all'anno può capitare di mettere insieme un'italiana, due black American, un irlandese-scozzese, una italo-tedesca, due iraniane e un italo-brasiliano per una sessione rock in grado di spaccare i timpani del più amichevole vicino di casa?

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20 dicembre 2007

Wild California





Da tempo volevamo fare un giro delle locazioni californiane che Hitchcock ha usato per i suoi film e finalmente ce l'abbiamo fatta. Macchina a noleggio e Google Maps alla mano, abbiamo visitato Muir Woods, il bosco delle sequoie dove si svolge una scena di Vertigo, e Stinson Beach, la spiaggia degli Uccelli con tanto di laguna. L'occasione è stata la visita di Carla, un'amica di Salerno che sta facendo un giro della California con il ragazzo e con un'altra coppia di amici. Tralasciando le vicissitudini relazionali tra i quattro, che da sole meriterebbero un romanzo, io e Sterling abbiamo dovuto affrontare un problema a cui non siamo abituati: cosa si fa quando ti ritrovi con delle persone che non mangiano niente se non il cibo preparato dalle amorevoli mani delle loro mammine? Un dramma senza fine. Carla mangia tutto, si lancia negli assaggi delle cose che non conosce, mi ricorda me stessa alla mia prima visita in California, saltellante nei supermercati e sempre col naso infilato in tutte le bakery di Chinatown e in tutte le taquerie del Mission. Gli altri, però, xenofobi incalliti, pur di non assaggiare niente di nuovo hanno finito per mangiare schifida pizza al taglio per quattro giorni... ma si può vivere così? La prima sera li ho invitati a cena a casa e per sicurezza ho cucinato le cose più italiane che mi sono venute in mente: risotto ai funghi e pollo al forno con patate, quasi una cena per bambini. Nonostante lo sforzo di banalizzazione, uno di loro ha avuto il coraggio di lamentarsi che nel risotto non c'era abbastanza sale, che il pollo non era abbastanza cotto e che le patate erano dure. Alla fine hanno appena appena assaggiato il caffè fatto con la fedele Bialetti. Per non parlare di tutto il resto: i dim sum cinesi non sono neanche considerabili cibo, la grigliata di pesce del ristorante messicano è un pò troppo panata, la sangria sa di amarena e la salsa barbecue è dolciastra. A questo punto un ringraziamento è d'obbligo: rigrazio tutti voi, Filippo e Sara, Gareth e gli amici di Torino e perfino Frankie, sorella diffidente, per aver mostrato un sano interesse verso tutto ciò che in cucina è nuovo, diverso e anche un pò pauroso. E per non essere stati i "soliti italiani all'estero".

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07 dicembre 2007

Un'altra me


Oggi ho iniziato a giocare a Mass Effect. All'inizio mi è stato chiesto di inserire i dati anagrafici del mio personaggio e di fare una ricostruzione, anche fisica, del mio profilo. Ho deciso di replicare me stessa come sono nella realtà e questo è il risultato. A parte i capelli, che non si potevano avere più lunghi, l'effetto finale ha lasciato di stucco perfino me. Sono impressionata. E ora torno a giocare.

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03 dicembre 2007

Il paese delle libertà


In teoria ai giornalisti di tutto il mondo sono garantite immunità e libertà di espressione. Qualche volta non va proprio così, come dimostra il fatto che le indagini per l'omicidio di Ilaria Alpi siano state riaperte ora, dopo tredici anni. Noi, però, ci occupiamo di videogiochi, un campo molto più sicuro del traffico internazionale di armi e scorie tossiche. Noi siamo "quelli che giocano tutto il giorno", "quelli che non sanno cosa sia il vero lavoro" e "quelli che restano sempre bambini". Finchè succede qualcosa che ci ricorda che non abbiamo alcuna tutela, nè in Italia nè negli Stati Uniti, e che siamo sostanzialmente nelle mani delle case editrici per cui lavoriamo. Riassumo quello che è successo qui negli ultimi giorni. Un paio di settimane fa Eidos pubblica un gioco, Kane & Lynch, che per usare un eufemismo si rivela decisamente al di sotto delle aspettative. Molti giornalisti, Sterling compreso, pubblicano le loro recensioni dando al gioco la media del 6, che nella nostra industria è considerato un mezzo fallimento. Tra i vari giornalisti coinvolti c'è anche Jeff Gerstmann, direttore editoriale di GameSpot, uno dei principali siti di riferimento per il pubblico americano. Solo che GameSpot ha stretto un accordo con Eidos: ha letteralmente tappezzato le pagine del sito con pubblicità di Kane & Lynch, ricevendo in cambio tanti bei dollaroni. Eidos va su tutte le furie e minaccia di ritirare la suddetta campagna pubblicitaria, cosa che porterebbe a perdite economiche considerevoli. Cosa fa allora la dirigenza di GameSpot? Licenzia il povero Gerstmann, che stava lì da undici anni. Ritira la video recensione dal sito e modifica quella scritta. Poi pubblica un bel commentino in legalese in cui dice che l'allontanamento di Gerstmann non dipende da pressioni di publisher esterni, ma da cause su cui purtroppo vige il "no comment". Per fortuna la cosa non è passata inosservata, anzi ha scatenato un vespaio. Un numero imprecisato di lettori ha cancellato la sottoscrizione a GameSpot e i giornalisti di Ziff Davis hanno protestato con tanto di picchetti davanti alla sede della compagnia rivale. Gerstmann nel frattempo non parla, non può: ha dovuto firmare un documento in cui promette di non parlare della cosa con nessuno per un mese... altrimenti, dopo undici anni di onorata carriera, non gli darebbero nemmeno la liquidazione. Mi auguro che si sia già messo in contatto con un avvocato con le palle, così la prossima volta che ne sentiremo parlare sarà per farci delle grasse risate. Noi, nel frattempo, progettiamo sempre più attivamente di fondare un nostro sindacato di categoria. E' già abbastanza stressante essere accusati di corruzione dal pubblico tutto il tempo senza che sappiano come stanno veramente le cose: se poi ci si mettono pure le minacce di licenziamento è meglio andare a lavorare al mercato del Ferry Building. Parola di una freelancer che non ci pensa nemmeno lontanamente a farsi assumere di nuovo da una casa editrice.

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