Games and the City

Vita a Los Angeles, videogiochi e tante altre cose che non c'entrano niente

15 febbraio 2008

Valentine's Day


Ancora sotto l'effetto dello "shock hawaiiano", continuiamo a cucinare come se fossimo ai tropici: dipenderà anche dal fatto che ce ne andiamo in giro a mezze maniche da una settimana in questa bella San Francisco con tutti gli alberi in fiore? La mia torta di San Valentino di quest'anno, perciò, non aveva cioccolato nè rose, ma era tutta bianca e gialla: crema al latte di cocco, curd di ananas e bagna di succo d'ananas e rum Malibu, quello buono al cocco. Sterling ha cucinato tutto il resto, visto che io avevo una giornata un pò pesante, e ovviamente ha abbondato con salmone, mango e spezie esotiche. Ha anche iniziato a decorare i piatti in modo artistico e la cosa un pò mi preoccupa: la "foodie" di casa sono sempre stata io!

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14 febbraio 2008

Scappo da Honolulu






Ultimo post hawaiiano... e meno male, penseranno alcuni. Le ultime 24 ore alle Hawaii le abbiamo passate a Honolulu, perchè volevamo vedere la città e festeggiare il nostro primo anniversario lì. Pessima decisione. Se fossimo rimasti a Maui non avremmo sbagliato di una virgola. Invece ci siamo ritrovati nel bel mezzo di Waikiki Beach, in un hotel brutto e costoso, circondati da stormi di fanatici del football americano giunti lì per il Pro Bowl. Waikiki è solo un nome ormai, di visitarla non vale davvero la pena. O meglio, varrebbe la pena se ci interessasse fare vacanza in una giungla di cemento con negozi costosissimi e zero natura, ma per noi che venivamo dalla magia di Maui è stata un'esperienza scioccante che almeno un vantaggio l'ha avuto: farci desiderare di tornare a casa il più presto possibile. Perfino la spiaggia, che in sè non sarebbe male, è così circondata da palazzoni alti da essere completamente in ombra nelle prime ore della mattina, cosa che rende l'abbronzatura impossibile. C'era solo una stretta fascia di sole ed è lì che tutti si accalcavano, in una bolgia che aveva poco da invidiare a Riccione in agosto. Ci siamo consolati con un altro bel tramonto (quelli non mancano mai) e con una cena buona, ma non indimenticabile, e la mattina dopo siamo partiti senza rimpianti alla volta di San Francisco. Fine di un'avventura, quale sarà la prossima? Arizona? Philadelphia? Barcellona? Sicuramente di viaggi ne faremo tanti prima di andare in Giappone, meta ultima di quest'anno.

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13 febbraio 2008

I subbaqqui






Sterling sostiene che l'esperienza migliore di questo viaggio a Maui sia aver percorso la Road to Hana. Per me, invece, è stato decisamente Molokini. E' un piccolo cratere di origine vulcanica che affiora per metà dal mare, formando un atollo in cui vivono pesci, coralli, tartarughe marine e diverse altre bestie a cui non saprei dare un nome. Per noi che non avevamo mai fatto snorkeling è stata la scoperta di un nuovo mondo. L'acqua è trasparente come non l'ho mai vista prima e decine di pesci nuotano intorno alle persone nei loro colori accesi: giallo, blu, qualche interista, qualcuno è addirittura juventino. E' tutto così vicino e così reale che si potrebbe allungare una mano e toccare un corallo o una tartaruga, ma allo stesso tempo è tutto così surreale che di dar fastidio ai coralli proprio non viene in mente a nessuno. C'è una sorta di rispetto naturale nelle persone, qualcosa che trascende le regole imposte dall'equipaggio della barca e che sconfina quasi nella venerazione religiosa della natura. E su tutto, mentre si è sott'acqua, regna il canto delle balene.

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12 febbraio 2008

Vuelvo al sur





La nostra avventura hawaiiana è stata bruscamente sospesa a causa degli ultimi due hotel in cui abbiamo pernottato: brutti, costosi e con una connessione internet da far pena all'utente medio di dieci anni fa. Ora che sono di nuovo a casa riprendo però in ordine cronologico. Dunque... dove eravamo rimasti? Ah, si: i nostri eroi si riprendono dalla sbronza a base di spumante di ananas e si rimettono in viaggio verso il versante sud di Maui, quello più soleggiato e con le spiagge che tutti si immaginano. Inutile dirlo: è come tutti se lo immaginano. Sabbia perfetta (in genere dorata, ma in alcuni posti nera, di origine vulcanica), acqua cristallina e palme sullo sfondo. Un paradiso, insomma. Ci sono perfino i coralli, che se ne stanno tranquilli lì sulla spiaggia senza che nessun vandalo li raccolga. Così come per le rocce laviche, ci pensano sia le autorità terrene che quelle ultraterrene a preservare i tesori naturali di Maui: nel primo caso è l'ispezione obbligatoria di tutti i bagagli in aeroporto, nel secondo è la maledizione di Pele, la dea del fuoco, che si dice colpisca tutti quelli che riescono a portarsi a casa ricordini proibiti. Pare che i poveracci rispediscano tutto indietro dopo pochi mesi, lamentandosi del fatto che una serie incredibile di disgrazie si sia abbattuta su di loro. Per forza, Pele non è mica una con cui scherzare. Parlando appunto di lava, non serve andare fino in cima al vulcano Haleakala per vederla da vicino. Noi abbiamo guidato verso sud fino alla baia La Perouse e ci siamo ritrovati a percorrere una strada in più punti sterrata, che attraversa l'ultima colata lavica apparsa su Maui in ordine temporale. La lava è arrivata fino al mare, creando "spiagge" di roccia non proprio comode ma bellissime da vedere. Si può ancora percepire l'energia di quel posto: è nell'odore fortissimo di metallo che si sente nell'aria, è in ogni singola roccia, anche la più piccola. E' la forza della natura come non la si avverte più nel nostro mondo civilizzato e provarla almeno per una volta è un'esperienza unica. Visto che questo post sembra dedicato principalmente a vulcani & affini, concludo specificando che quello a destra nella prima foto è Molokini, un cratere semisommerso che racchiude un mondo a sè... ma di questo parlerò nella prossima puntata.

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08 febbraio 2008

Upcountry




Visto che Maui non ha solo il mare e la giungla ma anche un bel vulcanone alto, di ritorno da Hana abbiamo deciso di allungarci fino a Upcountry, che è appunto la parte collinare sul pendio del vulcano. E' un posto completamente diverso da tutto il resto e a vederlo mi ha ricordato molto l'Irlanda, con enormi spazi verdi e il mare in lontananza. Capre e mucche sono comuni lungo i bordi della strada e c'è perfino la versione hawaiiana dei cowboy, che chiamano paniolo, versione locale della parola 'spagnolo' (sulla lingua hawaiiana farò una puntata a parte). L'aria pulita e le stradine di campagna ci hanno portati alla vineria Tedeschi, l'unica dell'isola. La ragazza hawaiiana che ci ha portati in giro ci ha spiegato che questo signor Tedeschi era un amico dei proprietari del ranch a cui venne l'idea di piantare dei vigneti sul lato non piovoso del vulcano, che ha un microclima che si presta bene. I loro vini non sono un granchè, ma vengono totalmente riscattati dallo spumante di ananas, una cosa divina. Raccolgono gli ananas dell'isola, li processano e li fanno fermentare proprio come se fossero uva, ottenendo uno spumante non troppo dolce ma fruttato. Il ranch ha anche cinque alberi di canfora (uno è nella foto), gli unici in tutti gli Stati Uniti, dono di un mercante cinese che frequentava la zona. Ne avevano anche un sesto, ma è stato abbattuto negli anni '80 per creare il parcheggio: pare che questi alberi sprigionino un odore fortissimo quando vengono tagliati, e infatti da diversi chilometri più a valle la gente telefonava allarmata perchè pensava che ci fosse stata qualche perdita chimica velenosa!

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07 febbraio 2008

Oltre la giungla





Un altro paio di foto di Hana e della strada per arrivarci, con spiagge selvagge e le risaie su una piccola penisola lavica a picco sul mare. Ora che siamo di nuovo nella civiltà andiamo a ingozzarci di coconut turnovers, che da quanto mi dicono dovrebbero essere dei ravioloni dolci ripieni di cocco.

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06 febbraio 2008

Welcome to the jungle





Due giorni nella parte più selvaggia di Maui mi hanno portata a una deprivazione da Internet che non mi aspettavo. Se poi consideriamo anche il fatto che a Hana non funzionavano nè la radio nè i cellulari, l'idea del posto comincia a essere un pò più chiara. Il viaggio da solo è un'avventura: 40 miglia di strada stretta, piena di curve a picco sul mare, con molti ponti a una sola corsia. Questo vuol dire che bisognerebbe sempre aspettare prima di attraversarli per dare la precedenza a chi viene dall'altra direzione, ma la maggior parte dei turisti americani abituati a guidare in enormi stradone suburbane non sapeva nemmeno come destreggiarsi tra curve e poca visibilità. I locali, al contrario, guidano molto bene e ci ringraziano sempre ogni volta che accostiamo a destra per farli passare: in fondo loro hanno dei posti dove andare e delle commissioni da sbrigare, mentre noi ci fermiamo a guardare ogni cascata e ogni angolo di strada. Cascate a parte, è la giungla a fare da protagonista in questa parte dell'isola. La giungla, che sul versante ovest non esiste neppure, qui invade tutto, con le liane che penzolano al centro della strada, le felci alte come persone e i frutti dell'albero del pane che possono essere liberamente raccolti da chi passa. La giungla ricopre la strada con un letto di fiori rossi che appassiscono sotto le ruote delle macchine ma a guardarli non si prova dispiacere, perchè volgendo lo sguardo in alto ci si accorge che gli alberi sono pieni degli stessi fiori: è la natura che si rigenera a una velocità impressionante, con una forza che si può avvertire nell'aria. Quaranta miglia di bellezza maestosa e di curve a gomito per arrivare a Hana, un paesino di circa venti case dalla forte influenza giapponese, che si dice abbia attratto Oprah così tanto da convincerla a comprare del terreno lì vicino. E se lo dice lei, l'America non può che approvare. A ben pensarci, dovrebbe candidarsi lei alla presidenza!

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05 febbraio 2008

Super Tuesday




Stiamo guardando la TV per scoprire i primi risultati delle primarie in California e nel frattempo facciamo i bagagli per partire alla volta di Hana, sulla costa est dell'isola. In realtà io ho già finito con i miei bagagli, mi sono vestita, mi sono anche soffermata a contemplare la mia abbronzatura e ora ne approfitto per postare un altro paio di foto. Il solito tramonto, che ormai non fa più effetto, e la mia cena di ieri, che era così bella da meritare di essere fotografata. La foglia in primo piano è una foglia di ti: non so esattamente cosa sia, ma in The Sims 2 Castaway le usavo per fare i vestiti per il mio personaggio. L'acqua è quello che vedevamo dal nostro tavolo, visto che eravamo seduti proprio a picco sul mare. E ora, pronti per le cascate!

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03 febbraio 2008

Balene e banyan





Secondo giorno a Maui e non ha ancora piovuto. E' un miracolo, considerato che quando siamo atterrati ieri sembrava che fosse appena finita l'apocalisse, ma credo che questo versante dell'isola (quello a sud-ovest) sia in generale più soleggiato di Kahului, dove si trova l'aeroporto. Sterling sta guardando la fine del Super Bowl e grida così tanto che tra un pò lo uccido. Io invece ricerco su Internet la compagnia migliore per fare snorkeling al cratere sommerso di Molokini: al momento la vincitrice è la Pacific Whale Foundation, con cui abbiamo fatto anche l'avvistamento delle balene stamattina. E' un'associazione non-profit, quindi tutti i soldi del biglietto vanno alla ricerca sulle balene e alla sensibilizzazione del pubblico. I loro depliant sono fatti di carta riciclata, a bordo usano bicchieri e posate di ecoplastica ricavati da un derivato del mais e perfino il carburante che usano per la barca è biodiesel, cioè viene da oli vegetali riciclati. Di balene oggi ce n'erano così tante in giro che abbiamo perso il conto... e non mi riferisco solo alle obese americane che qui si rivestono delle peggiori stoffe hawaiiane nella speranza di sembrare più magre. Le humpback whales sono rumorose, vengono spesso in superficie con grandi sbuffi d'acqua e di solito vanno in giro in coppie di mamma/cucciolo o in gruppi di maschi che lottano per scortare le femmine fino all'Alaska. L'altra attrazione naturalistica di Lahaina è il banyan tree, a cui non riesco a dare un nome in italiano perchè il sito di Garzanti Linguistica al momento non funziona. E' una roba enorme, con radici aeree grandi come rami che vagolano per un pò e poi si piantano nel terreno dando l'illusione che ci siano tanti alberi, quando in realtà ce n'è solo uno. Bene, la mia lezione di scienze naturali è finita e per fortuna anche il Super Bowl. Ringrazio tutti gli dei del football americano (ce ne saranno, no?) e torno ad avere una vacanza decente in compagnia di un marito che non urla.

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Una foto non scattata è un ricordo che non hai...


...diceva la Kodak in una vecchia pubblicità. Noi per fortuna abbiamo la digitale, quindi scattiamo a raffica. Questa qui è la vista dal B&B dove stiamo a Lahaina: l'abbiamo trovato per caso ma ci è piaciuto e io ho già collaudato la Jacuzzi del giardino, con risultati paradisiaci. Domani l'avvistamento delle balene e poi il Super Bowl, che qui inizia prestissimo!

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